Scritti

Intervista su “Move Out Magazine”

A cura di Rossella Guerrini (luglio 2009)

R. G. La tua passione per la musica quando e come nasce?
D. B. Nasce con me! Da bambino avevo un piccolo organo, di quelli rumorosissimi e con i pulsanti per gli accordi. Rappresentava per me un vero e proprio gioco. Mi divertivo ad imparare ad orecchio le musiche che mi piacevano ed una delle prime è stata la colonna sonora di Rocky! Cercavo di suonare tutte le parti: trombe, voce, chitarra elettrica e violini! Oggi ascolto veramente tantissima musica, possibilmente dal vivo. Cambio spesso genere sconfinando verso sonorità inesplorate e la trovo una cosa estremamente stimolante.

R. G. Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?
D. B. Sicuramente sono da ricercare nella Classica. Adoro il romanticismo di Chopin, la dolcezza e la potenza di Rachmaninov, la genialità irriverente di Liszt, l’impressionismo musicale di Debussy, l’impetuosità di Beethoven, la perfezione di Bach, l’esplosività di Prokofiev e, tra i più recenti, la struggente carica emotiva di Piazzolla. Sull’aspetto interpretativo i miei riferimenti sono Michelangeli e Zimerman. Mi piace molto il fatto che suonando il pianoforte sia possibile esprimere emozioni contrastanti e complementari, facendo coesistere dolcezza e passione così come introspezione e brillantezza.

R. G. Dall’eseguire brani altrui a divenire compositore, come avviene il passaggio?
D. B. – Semplicemente… non avviene! Almeno per quanto mi riguarda non c’è mai stato un momento o un evento che abbia determinato un cambio di direzione. Per me comporre è come pensare in note, come se la musica fosse una seconda voce con la quale posso esprimermi nel modo più diretto possibile. Ho iniziato a suonare le musiche di altri e contemporaneamente curiosavo tra tasti bianchi e neri per definire qualcosa che avevo già in mente da chissà quanto tempo.

R. G. Come giudichi lo scenario italiano della musica classica?
D. B. – La musica classica dovrebbe essere più radicata, a partire dalle scuole e arrivando a proporre più concerti. Naturalmente non deve piacere necessariamente a tutti, ma almeno dovrebbero esistere più possibilità per approfondirla. Ad Amsterdam, durante il Festival dei Canali, grandi nomi e giovani emergenti suonano su piattaforme galleggianti in un bagno di folla con migliaia di persone sparse tra barche, ponti e finestre. Tutto si svolge con il massimo rispetto e in maniera composta.

R. G. Qual è l’esperienza artistica più significativa che hai fatto?
D. B. – Recentemente mi sono esibito nell’Auditorium del mio Conservatorio. Ho proposto musica classica alternata alla mia musica. E’ stato emozionante leggere il mio nome tra compositori ben più conosciuti e, soprattutto, mi ha fatto molto piacere vivere la reazione del pubblico!

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